Quel pasticciaccio brutto dei tagli all'USAid
Trump ha congelato i finanziamenti per la cooperazione allo sviluppo, ma c'è una logica (e diversi rischi) in questa decisione
I fatti in breve.
Appena insediato alla Casa Bianca, Donald Trump ha congelato per 90 giorni i finanziamenti per la cooperazione umanitaria lasciando attivi solo quelli per Israele ed Egitto. Subito dopo, il Department Of Government Efficiency (DOGE), guidato da Elon Musk, ha dato il via ai tagli alla pubblica amministrazione promessi in campagna elettorale. Secondo Trump e Musk la burocrazia americana è troppo grande, inefficiente e costosa e per questo va drasticamente ridimensionata.
Tra le numerose agenzie oggetto della scure (o della motosega) di Trump e Musk ce n’è una ricca, influente ma non necessariamente nota: la USAid.
Ascesa e congelamento di USAid
La United States Agency for International Development è l’agenzia americana che si occupa della cooperazione allo sviluppo finanziata dagli USA in tutto il mondo. A differenza di quanto spesso avviene in Europa, dove la cooperazione è accorpata ai singoli ministeri degli esteri ( come in Italia) l’agenzia americana responsabile per le iniziative umanitarie è sì collegata al ministero degli esteri (Dipartimento di Stato) ma agisce in maniera abbastanza autonoma sia nella gestione dei fondi che nella progettazione delle sue iniziative, dialogando con il Congresso per ottenere fondi e autorizzazioni necessarie al suo funzionamento.
Gli effetti dei tagli a USAid sono stati epocali, specialmente in Africa.
Il World Food Programme ha chiuso il proprio ufficio per l’Africa meridionale per mancanza di fondi, un’iniziativa a guida USA per promuovere l’elettrificazione nel continente è stata cancellata, i programmi per la prevenzione dell’HIV in Sud Africa sono stati chiusi. Lo stesso Musk, nel corso di una riunione di gabinetto, ha ammesso che il DOGE ha sospeso “per sbaglio” (letterale) i fondi per la campagna di prevenzione dell’ebola. Mr. Tesla ha dichiarato che questo errore è stato subito corretto e il finanziamento delle iniziative ripristinato, ma i responsabili di questi programmi sostengono il contrario. L’International Crisis Group ha lanciato l’allarme sul rischio del collasso strutturale del sistema dell’assistenza umanitaria nel Corno d’Africa dove ad oggi si combattono tre conflitti mentre imperversa una carestia.
La sospensione e i tagli dei progetti USAid è diventata anche un caso giuridico. La Corte Suprema americana ha respinto la richiesta dell’amministrazione Trump di mantenere il congelamento dei fondi, imponendo nei fatti alla Casa Bianca il pagamento di 2 miliardi di dollari in contratti stipulati dall’agenzia.
Il senso della motosega

Perché il governo americano ha deciso di tagliare/congelare i fondi a USAid? Le motivazioni sono almeno due
Motivazione politica
Sin dalla sua fondazione, voluta da John Kennedy nel 1961, USAid è stata un feudo del Partito Democratico. Nella logica di Trump, che vede il suo ritorno alla Casa Bianca come una guerra contro gli apparati che hanno provato a sabotarlo durante il primo mandato, la sua amministrazione deve prendere d’assalto il forte dei nemici (drenare la palude come dicono i suoi sostenitori). Nel contesto di questa guerra interna al deep state la USAid è stata uno dei primi obiettivi del movimento MAGA e del suo leader. Inoltre, agli occhi di Trump, USAid è l’incarnazione burocratica di quella cultura globalista antitetica all’idea dell’America First e questo si collega alla seconda motivazione.
Motivazione ideologica
Secondo quanto dichiarato da Elon Musk, USAid sarebbe l’avanguardia della promozione di un’agenda woke su scala globale, finanziata con i soldi dei contribuenti americani. Nel corso di un’intervista di tre ore al podcast di Joe Rogan, il capo del DOGE ha definito USAid “la più grande frode della storia”, sostenendo che i fondi dell’agenzia sarebbero stati sprecati, sviati o usati per promuovere propaganda di sinistra. Sempre nel corso della stessa intervista, il capo del DOGE ha ricollegato USAid ad una serie di teorie del complotto legate a personaggi come George Soros. Musk ha poi concluso con attacco frontale al concetto di stato sociale (di cui USAid rappresenta un’emanazione), sostenendo come l’empatia eccessiva sia un rischio per la sopravvivenza della civiltà umana.
Il futuro della cooperazione americana (e della cooperazione in generale)
Che succede adesso? Con Trump al timone tutto è possibile ma la storia dei tagli all’USAid spinge ad alcune considerazioni sul prosieguo del duello e sulla sua natura:
Trump potrebbe voler ripensare ma non cancellare la cooperazione
Il presidente americano potrebbe non essere interessato a cancellare completamente la cooperazione allo sviluppo americana ma a rivoluzionarla drasticamente. Il tycoon potrebbe decidere di integrare la sua logica transattiva agli aiuti umanitari in una dinamica in cui gli USA aiuteranno alcuni Stati solo se questo aiuto si traduce in un vantaggio strategico per Washington (come nel caso di Israele ed Egitto).
Anche se questo approccio può sembrare brutale la logica transattiva è alla base della fondazione della USAid. Come spiegò lo stesso Kennedy in un discorso ai primi impiegati dell’agenzia nel 1961:
“Le persone che sono contrarie agli aiuti dovrebbero rendersi conto che questa è una fonte di forza molto potente per noi. Poiché non vogliamo inviare truppe americane in molte aree in cui la libertà potrebbe essere sotto attacco, mandiamo voi."
In questo quadro, Trump potrebbe essere più incline a ricorrere (dopo aver tagliato il più possibile) alla United States International Development Finance Corporation (DFC) agenzia creata da lui stesso nel 2018 che pone l’accento sul ruolo dei finanziamenti privati per promuovere la cooperazione allo sviluppo. Da notare come nel proprio statuo il DFC vanti tra i suoi principi cardine la tutela degli interessi dei contribuenti americani, insomma una mission in linea con il pensiero di Trump e teoricamente a prova di DOGE.
La Cooperazione allo sviluppo serve e funziona…
Tornando alle parole di Kennedy, la cooperazione allo sviluppo ha un valore in geopolitica di conseguenza non è sbagliato pensare che un taglio strutturale a USAid, così come implementato dal DOGE, non abbia senso sul piano della strategia geopolitica. Difficilmente la Russia, la Cina o l’UE riusciranno a prendere il posto degli USA nella cooperazione internazionale a livello finanziario ma il danno d’immagine e di influenza per gli Stati Uniti è abbastanza grande.
Inoltre, anche se l’operato di USAid non è esente da errori, è innegabile come molte iniziative dell’agenzia abbiano effettivamente aiutato i paesi destinatari degli interventi. C’è un motivo se ad oggi la prevenzione all’HIV funziona, se la mortalità infantile in Africa è diminuita, e se la leva degli aiuti umanitari ha aiutato a contenere se non a risolvere alcuni conflitti come quello del Tigray in Etiopia.
3 …ma…
Chiunque abbia avuto a che fare con il settore della cooperazione allo sviluppo negli ultimi decenni sa che questo necessita di una riforma drastica in merito a come vengono usati i soldi, da chi e a che scopo.
Più precisamente andrebbe tenuto a mente che:
a) La dipendenza dagli aiuti umanitari esiste e fa male ai paesi in via di sviluppo
Stanziare fondi in maniera generica e secondo la logica emergenziale non risolve i problemi dei paesi assistiti. Al contrario, i fondi della cooperazione generano spesso un effetto perverso a livello economico (facendo dipendere intere economie dagli aiuti umanitari) e nel comportamento dellla classe dirigente (il cosiddetto “gap dell’ambizione”) dei paesi destinatari. Il fatto che al netto dei timori alcuni dei paesi assistiti. stiano accogliendo con una certa contentezza il blocco degli aiuti umanitari dovrebbe spingere a qualche riflessione.
b) Alcuni progetti di USAid non sembrano effettivamente prioritari
Sarà il mio cinismo analitico, ma anche se non condivido l’approccio di Musk riconosco che non ha torto quando afferma che l’utilità di alcuni dei progetti di USAid è discutibile. Come sottolinea Alex Thurston nel corso dei decenni l’agenzia ha portato avanti una serie di iniziative che non avevano senso o non avevano legami solidi con le società in cui operava (specialmente in Africa) o peggio si basavano su idee di ingegneria sociale basate sull’applicazione concetti e pratiche di noi occidentali in contesti estranei. Per quanto possa essere politicamente scorretto dovremmo chiederci quanto gli abitanti del Lesotho possano essere interessati a promuovere i diritti LGBTQ rispetto a potenziare la produzione agricola del loro paese...
c) La cooperazione dovrebbe essere più precisa nello spiegare come spende i soldi
L’altra faccia della medaglia di USAid e della cooperazione internazionale è quella degli sviamenti e delle ruberie (come avvenuto recentemente in Somalia) che ci sono e sono innegabili. Questo tipo di disfunzioni sono caratteristiche di tutte le grandi amministrazioni grosse e ben finanziate ma magari si potrebbe cogliere l’occasione della crociata del DOGE per aprire finalmente un discorso su come prevenire questi fenomeni.
La battaglia tra lo sfaccettato mondo della cooperazione e l’asse Trump-DOGE è solo agli inizi, mentre anche in Europa, in vista delle nuove spese per la difesa, sono già stati annunciati tagli alle iniziative umanitarie in Regno Unito e Olanda.
Tempi duri per i cooperanti… e non solo.